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Autoproduzione: qualche spunto per sopravvivere alla crisi

By Antonella | No Comments

Crescita, Progresso, sono alcune delle parole più diffuse negli ultimi cinquant’anni, parole che hanno marcato la via per la presunta salvezza dalla povertà, dalla fame, dalla guerra, dalla malattia. Il benessere è l’ormai scontato binario che siamo chiamati a sperimentare nel nostro quotidiano, acquistando continuamente merci spesso inutili oltre che dannose, nella vana speranza che la crescita dei vari PIL e PNL stabilizzino la nostra vita basata su bisogni talvolta poco reali. Ma la crescita ad libitum, il progresso esponenziale, sono modelli che nascondono il loro stesso collasso. Nulla in natura presenta un modello a crescita esponenziale: tutto si espande e ritira, in una continua trasformazione. L’idea che questo nostro progresso sia eternamente fruibile è quindi del tutto utopica. Potremmo certo nel frattempo sfruttarlo, e poi qualcosa accadrà, ma certe scelte, o meglio le conseguenze di queste, ricadono sempre e comunque su di noi. Se con la crescita e il progresso aumenta il Prodotto Interno Lordo, indicatore del benessere di una nazione, paradossalmente tutto ciò che lo fa aumentare contribuisce anche alla crescita dell’inquinamento, dei rifiuti, del malessere sociale, così come tutto ciò che è estremamente “goloso” inevitabilmente fa ingrassare. Potremmo iniziare ad invertire il trend e “decrescere” per quanto ci è possibile, riducendo la quantità delle merci inutili, acquistando solo l’essenziale, evitando gli sprechi, controllando la provenienza delle merci e acquistandole dal vicino di campo, e ancora sostituire la maggior quantità possibile di merci con beni autoprodotti, che hanno bassissimo impatto ambientale, non necessitano di imballaggi o altre protesi chimiche, camion, conservanti, asfalto, e sono freschi, pronti sul luogo di produzione. Se l’autoproduzione non contribuisce alla crescita del PIL fa però risparmiare la famiglie e riapre una vecchia strada, ormai cancellata in favore del sistema fondato sulla crescita della produzione di merci: lavorare di meno per dedicare più tempo alle esigenze personali e spirituali, alle relazioni umane, sociali, familiari, erotiche, culturali, religiose. Quando indosso le maglie con cui lavoro in campagna, quando indosso i maglioni con cui d’inverno lavoro al computer, rifletto sulla parola “consumatore”, che  mi calza a pennello. E’ un piacere sapere che questi indumenti mi sono serviti per anni nelle mie relazioni sociali prima di essere consumati, che dopo essere stati usati fuori mi servono ancora per anni in casa prima di diventare gli stracci che userò per pulire la mia abitazione, stracci che poi saranno smistati in qualche industria tessile di Prato per farne nuovi tessuti. Più a lungo li uso, minore è il peso della mia impronta sul mondo. La stessa parola “consumatore” indica però normalmente i soggetti che esprimono domanda in un sistema economico che, per continuare la sua folle crescita, deve sostituire le merci praticamente ancora nuove e le trasforma in rifiuti in tempi sempre più brevi, mentre l’uomo consumatore ne è sommerso e degradato. La crisi economica è evidente ma chi sa usare le mani e sente il bisogno di fare e vuole usare la testa per inventare di giorno in giorno i suoi giorni non si dispera, chi si tiene lontano dai luoghi devastati dallo sviluppo in cui tutto si compra e si vende e preferisce i luoghi che la crescita non ha ritenuto conveniente colonizzare, dove ciò che serve si fa e non si compra, sa trasmettere il sapere e il saper fare di cui abbiamo bisogno. Poiché la Natura ha insegnato la chimica alle multinazionali, uno dei settori in cui possiamo più efficacemente sperimentarci è quello dei detersivi: sempre e comunque inquinanti, falsi nelle loro etichette “pulite”, nei loro profumi sofisticati di rosa e lavanda, veri veleni mascherati, pronti ad uccidere microrganismi e batteri utili alla vita. Ma con cosa sostituirli? Eppure non molto tempo fa non esistevano. Soltanto 50, 60 anni fa. E come hanno fatto le donne per tutti i millenni precedenti?
Le mamme e le nonne qui in Gallura, qualche volta ricordano, vagamente, le ricette. Ne ho sperimentato qualcuna che vi propongo, da diffondere come un benefico virus. Tenete presente intanto che l’aceto è un ammorbidente naturale: 100 ml. di aceto sostituiscono l’ammorbidente commerciale ed inoltre essendo un anticalcare mantiene puliti gli scarichi. Gli sbiancanti decolorano le macchie ma sono fortemente inquinanti e fonti di allergie. Alcuni di questi (sbiancanti ottici o azzurranti) danno solo l’effetto ottico, non puliscono, provocano il cancro e non sono biodegradabili. Il percarbonato libera invece ossigeno e anidride carbonica senza avere effetti sull’uomo e sull’ambiente. I detersivi, poi, contengono schiumogeni per lavare e antischiuma (!!!), per frenare la schiuma. Le regole generali sono: eliminare i prodotti superflui,  usare panni in microfibra, asciutti per spolverare, bagnati per pulire e sgrassare. Non richiedono detersivo e durano molto a lungo, anche lavandoli più volte. Usare acqua calda, che potenzia qualunque lavaggio o detersivo. Per i piatti, a mano e in lavastoviglie ecco una ricetta da provare: 3 limoni, 400 ml. di acqua, 200 gr. di sale, 100 ml. di aceto bianco. Tagliare i limoni in 4 – 5 pezzi togliendo solo i semi e mantenendo la buccia, frullarli con un mixer insieme ad un po’ di acqua e al sale. Mettere la poltiglia in una pentola, aggiungere la restante acqua e l’aceto e far bollire per circa 10 minuti mescolando perché non attacchi.
Quando si è addensato e un po’ raffreddato mettere in un vasetto di vetro o in una bottiglia di plastica. Uso: due cucchiai da minestra per la lavastoviglie; a piacere per i piatti a mano. Questo è un detersivo a base acida, per cui non va bene miscelarlo con detersivi basici o alcalini come il detersivo piatti classico. Non succede nulla, semplicemente essendo opposti si annullano a vicenda e non lavano. Altra ricetta da provare, questa imparata in un agriturismo bio: spruzzino al bicarbonato: un ottimo pulitutto, veramente miracoloso. Si ottiene sciogliendo non più di 48 gr. di bicarbonato di sodio in 500 ml. di acqua, in uno spruzzino da mezzo litro e agitando bene prima dell’uso. E’ igienizzante, sgrassante e assorbe gli odori. Ottimo per pulire la cucina a gas, per il lavandino e i sanitari: tenete conto che non è assolutamente tossico, per cui si possono tranquillamente lavare le verdure dopo averlo usato, senza nessun problema. Non causa allergie, dermatiti né problemi respiratori.
Ottimo per pulire il frigorifero (elimina anche i cattivi odori), favoloso per l’argento! Eccovi la versione solida: Pasta bicarbonato: 3 parti di bicarbonato di sodio più 1 di acqua, mescolare bene e conservare in un vasetto. Stesso uso dello spruzzino ma in versione solida (lavello, frigo, frutta e verdura a buccia rigida, macchie ostinate…). Ed ora, una ricetta veramente da streghe con tanto di calderone: la Lisciva. Il potere detergente di questo composto dà panni puliti e di un bianco vero che, se stesi al sole, risultano ancora più candidi. La lisciva è basica (a base potassio) per cui non è abbinabile con prodotti acidi, perché si annullano gli effetti di entrambi, quindi l’aceto va aggiunto solo a fine lavaggio. Come prepararla: setacciare della buona cenere di legna, disporla in una grossa pentola e aggiungere acqua in rapporto di 1 (cenere) a 5 (acqua). Prima la cenere e poi l’acqua. Portare ad ebollizione a fuoco lento, mescolando di frequente e far bollire circa 1 ora e mezza. A fine cottura “assaggiate” una goccia: se pizzica appena la lisciva è pronta. Non eccedere nella bollitura in quanto diverrebbe troppo forte ed aggressiva per la pelle e l’ambiente. Lasciate raffreddare e decantare, la parte solida si depositerà sul fondo e il liquido risulterà limpido e chiaro.
Filtrate la lisciva con qualche straccio di cotone pulito e versatela in bottiglie di vetro o plastica. Si conserva anche per anni. La pasta che resta sul fondo potete metterla in un vasetto e usarla per lavare i piatti, i lavelli etc. La lisciva è utilizzabile sia per il bucato a mano sia per quello in lavatrice, e… che soddisfazione!
Le macchie ostinate possono essere pre-trattate con sapone di marsiglia la sera prima, (il sapone di marsiglia è alcalino – basico come la lisciva, per cui possono essere usati insieme) e poi messe in lavatrice col resto del bucato… e se rimane ancora qualche macchia, sarà la vostra “medaglia conquistata sul campo per la salvaguardia del vostro mondo ”!

Antonella Bonacossa – Agriturismo in Sardegna B&B Olbia

Per approfondimenti: Detersivi autoprodotti